Una delle cause del linfedema è l’obesità
La Campania è tra le regioni più colpite da linfedema, una malattia poco nota ma molto invalidante. Stando ai dati dell’OMS, ogni anno in Italia si registrano 40mila nuovi casi e la nostra regione (che purtroppo vede crescere i soggetti obesi di anno in anno e detiene il triste primato dell’obesità infantile) è fanalino di coda.
Secondo le stime più recenti, sono 200mila in tutto il paese le persone colpite da linfedema primario (quindi ereditario e localizzato agli arti inferiori), 150mila quelle colpite da linfedema secondario (arti superiori) legato spesso a trattamento chirurgico o radioterapico a seguito di un tumore. I dati sono tuttavia approssimativi perché, anche a causa della mancanza di un registro ad hoc non si riesce ad avere un monitoraggio preciso. Un tema del quale si è discusso approfonditamente sabato scorso nell’aula “Giuseppe Negro” della Federico II.
«Il linfedema - spiega Lanfranco Scaramuzzino, chirurgo vascolare - è una malattia cronica, progressiva e molto invalidante. La sua evoluzione attraversa quattro stadi, tutti caratterizzati dal rallentamento della circolazione linfatica, con un aumento del volume e del peso dell’arto o del segmento corporeo colpito. Ovviamente questo comporta anche gravi problemi psicologici e compromette notevolmente la qualità di vita del paziente». Al dramma si aggiunge il dramma, perché «in Campania, e nel resto d’Italia, manca un’assistenza omogenea e adeguata. I pazienti finiscono spesso nelle mani di personale, anche non sanitario, scarsamente formato».
Una delle cause del linfedema, come detto, è l’obesità. «In questi casi – spiega la nutrizionista Adriana Carotenuto - l’alimentazione dev’essere ipocalorica. Meglio aumentare il contenuto di fibre nella dieta, di legumi, frutta fresca, cereali integrali e frutti di bosco. Bisogna bere 2 litri di acqua al giorno e ridurre drasticamente il sale. In alcuni casi è consigliabile l’utilizzo di integratori flebotonici, drenanti e basificanti».
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